Antonio Albanese colpisce ancora.
Il suo nuovo film forse verrà presto ritirato dalle sale, sempre che lassù qualcuno ne capisca qualcosa!
Il lavoro mette in scena le disavventure dell'Italia contemporanea: un paese dominato dalla casta politica che fa tutto "senza dare troppo nell'occhio", ma che allo stesso tempo viaggia in limousine; dove il nord è in tumulto e non mancano i moti secessionisti, "Ich bin ein Wiene" intona Favaretto ad un tratto, imprenditore e sfruttatore di immigrati nel non più così ricco nord-est che vuole annettersi all'Austria. Viene in mente l'ultima uscita scimmiottata dalla lega alle conferenze: "prima il nord".
Tre personaggi interpretati da Albanese dunque, che da carcerati diventano parlamentari da un giorno all'altro imprimendo goliardia e tumulto ulteriori.
Laqualunque alle prese con una perdita di identità, Stoppato che da freakkettone in esilio vuole riformare la Chiesa, con una critica esplicita alla sua concezione di famiglia e all'attaccamento al denaro.
I vizi dei parlamentari e i loro usi e costumi ormai sotto gli occhi di tutti e molto altro.
Il tutto filtrato in chiave allegorica e pittoresca, un quadro tanto caldo e comico quanto poi, al negativo, lucido e inquietante.
Le scenografie e i costumi rendono il film surreale, come surrealmente trash sono i suoi protagonisti.
Albanese ci fa ridere e ci fa capire quanto la realtà sia un teatro dell'assurdo in cui gli attori principali decidono tutto a nostra insaputa, le umili comparse.
E ci fa capire ancora una volta l'importanza di una risata, la sua potenza di fronte a tutto.
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